Storia

LA COSTA DEI TRABOCCHI – TORINO DI SANGRO

La costa dei trabocchi, chiamata così per la presenza di numerosi trabocchi, è costituita da Circa 60 Km, di litorale, famosa in tutta Italia per la sua bellezza naturalistica e per la sua eterogeneità. Vi sono tratti di spiaggia bassa e sabbiosa, tratti a ciottolate oltre a tratti alti e rocciosi. I paesi che la compongono sono: Francavilla al Mare, Ortona, San Vito Chetino, Rocca San Giovanni ,Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto, San Salvo. I trabocchi costruiti lungo questo tratto di costa, sono situati totalmente in acqua, collegati alla terra ferma per mezzo di una passerella più o meno stabile posta trasversalmente rispetto alla costa. Da questa si protendono verso il mare bracci di legno (pennoni) costituiti dalle “antenne” e dalle ”antennine”che servono per sorreggere i quattro angoli della grande rete (bilancia) che è calata e issata con l’aiuto di un grande ARGANO fissato al centro della piattaforma. Su questa è costruita una cabina di legno per potersi riparare in caso di temporale e dove depositare tutte le attrezzature.

Gabriele D’Annunzio nel libro “Il trionfo della morte” fa una descrizione dettagliata del trabocco “Punta Turchino” di San Vito:“ Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti” e lo paragona anche a un “RAGNO COLOSSALE”. Questo trabocco è stato danneggiato dalle ultime mareggiate.

Le ipotesi sull’etimologia di“trabocco” (dal termine dialettale “TRAVOCCHE”) sono molteplici si pensa che possa derivare:

– Dal termine latino TRABS (legno, albero, casa);“ trabocchetto” che si tende al pesce;
– La tecnica di conficcare pali tra gli scogli “attraverso buchi”;
– Dal trabocco “antica macchina guerresca” costituita essenzialmente da una grossa trave di varia lunghezza ruotante intorno a un perno e utilizzata per lanciare pietre o fuochi a somiglianza delle grosse “balestre”;
– “Trabiccolo” usato nei frantoi per spremere le olive molto simile all’argano che è situato sul trabocco.

ORIGINI DEI TRABOCCHI

Sulle origini di queste splendide figure lignee in bilico sulle acque marine esistono diverse versioni.

VERSIONE 1

Per PIETRO CUPITO autore del libro “Trabocchi traboccanti e Briganti” grande appassionato di strutture da pesca e della loro storia, i trabocchi sono apparsi sulle coste abruzzesi nella Seconda metà del “600 in seguito alla migrazione di alcuni nuclei famigliari provenienti d’oltralpe. Questi erano ebrei scacciati dalla Germania e della Francia che hanno trovato rifugio sulla nostra costa, portandovi i propri mestieri e le proprie abilità. S’insediarono tra la Marina di San Vito e Rocca san Giovanni martoriata da terremoti e maremoti e in sostanza disabitata. (Ricordiamo il terremoto del 1627 che si abbatte sulla costa Frentania. La terra tremò tre giorni e tre notti sconvolgendo L’assetto territoriale, facendo precipitare in mare intere colline. In un solo giorno morirono 1700 persone. Al terremoto segui il maremoto e le acque invasero la costa fino a cinque miglia all’interno. A questo sisma seguirono la peste del 1630, 1656.1677 ecc.) Si adattarono subito essendo dotati fisicamente e abilissimi artigiani: fornaciai, metallurgici, falegnami, funari. Le due famiglie che hanno segnato la storia dei trabocchi furono i Veri provenienti dalla Francia e gli Annecchini giunti dalle contrade tedesche. Essi per vivere si risolsero essenzialmente al mare. I Veri diedero inizio alle loro costruzioni di legno in mezzo al mare. Dapprima semplici passerelle per catturare “a vista” con arpioni e fiocine il pesce abbondante poi macchine più complesse che andarono assumendo via via la forma dei trabocchi. La costruzione della ferrovia (01/01/1862 – 9/11/1963) porta nuovo materiale. Le rotaie eliminate sono utilizzate come pali di sostegno. La ferrovia porta anche piastre, bulloni, dadi, riparelle, tutto materiale d’uso corrente per l’ordinaria manutenzione del piano ferro. Come legno e utilizzato l’acacia importata dall’Australia dalle ferrovie dello Stato per essere piantate sulle scarpate adiacenti alla linea ferroviaria.

VERSIONE 2

ATTILIO PICCIRILLI altro scrittore e conoscitore della storia locale fa risalire la presenza di trabocchi sulla costa sin dal 1400 come si evince da un antico documento che ci parla dei trabocchi nella nostra zona, scritto da PADRE TIRABOSCHI, DELL’ORDINE CELESTINIANO. Questi nel manoscritto “VITA SANCTISSIMA PETRI CELESTINI” (Pietro da Morrone) parlando della permanenza del futuro papa CeleStino V nel Monastero di San Giovanni in Venere (1240-1243) racconta che Pietro usciva spesso dall’Abbazia di Fossacesia e dal colle che oggi è denominato “Belvedere”, ammirava il mare sottostante “punteggiato da trabocchi”. Si deduce, pertanto, nel 1240, l’anno d’inizio del corso di studi frequentato da Pietro da Morrone nel celeste Monastero benedettino, i trabocchi già esistevano.

STORIA DEL TRABOCCO DI TORINO DI SANGRO E LA SUA RICOSTRUZIONE

In località “Le Morge” (Morge è una forma dialettale dal latino murex – murice poi sasso, roccia SCOGLIO) è stato costruito nel dicembre 1918 e gennaio 1919 l’unico trabocco esistente a Torino di Sangro. E” stato realizzato per D’ORAZIO GINESIO “zi ginesie” dagli “Scirocco” di San Vito. Il pescato era abbondante ed era commercializzato nell’entroterra dai fratelli Cinquina e portato a spalle dallo stesso D’Orazio dentro dei canestri e venduto alle famiglie che abitavano nelle masserie sparse per la campagna. Nel 1933 Ginesio aiutato da Vitantonio Veri e i quattro figli Smontano il trabocco alle “Morge” e lo rimonta a punta Aderci – Vasto sul sito lasciato libero dal trabocco di Nicola Veri andato in rovina dopo la sua morte. E” un insuccesso clamoroso. Il sito non è più adatto per la pesca. Smontano e ricostruiscono il trabocco alle “Morge”. Nel 1948 “zi Ginesie” in disaccordo con i figli vende il trabocco e una barca per 40.000 lire a FERRANTE ANTONIO “Lu cillare” originario di Lanciano si stabilisce a Torino di Sangro e inizia l’attività di traboccante. Nel mese di agosto del 1951 il figlio diciottenne Vittorio tuffandosi da un’antenna del trabocco muore. Da quel momento il trabocco è stato abbandonato e con il passare del tempo distrutto.

RICOSTRUZIONE DEL TRABOCCO

Nel 2001 il compianto Sindaco Donato Iezzi propone la ricostruzione del trabocco. Con il passare degli anni tutto è cambiato e il trabocco non avrebbe svolto più la sua funzione secolare d’integrazione dell’economia agricola anche perché il mare non offre più pesce nella stessa quantità e qualità del passato. Lo scopo della sua ricostruzione è quello d°identif1care questo splendido tratto di costa e di inserirlo in un percorso turistico insieme alla Lecceta, al Cimitero Inglese e alla foce del fiume Sangro. Nel 2005 la Regione Abruzzo stanzia dei fondi per interventi alle aree protette. Anche se l’area dove doveva essere ricostruire il trabocco non rientrava dentro il perimetro della riserva si è riuscito a dimostrare che comunque ricadeva nell’area S.I.C. (Sito d’interesse Comunitario). Il comune presenta il progetto che è approvato dalla Regione Abruzzo e finanziato.

IL PROGETTO VIENE REALIZZATO DALLA STUDIO DI MANCINONE FERNANDO di Lanciano.

I LAVORI di realizzazione sono affidati alla DITTA “COGESTRE P.A.” di Penne con la collaborazione di Veri Tonino personaggio storico per la realizzazione dei Trabocchi di Vallevò – Rocca san Giovanni. A gennaio 2011 “La Cogestre” riconsegna i lavori. Il comune con delibera del Consiglio Comunale n 27 della seduta del 24/07/2012 affida la gestione del trabocco, per quanto riguarda le attività di manutenzione ordinaria, quelle didattiche, le visite guidate, i progetti di educazione ambientale e delle varie attività ricreative del trabocco “Punta le Morge” all’Associazione Culturale Ricreativa”Lu Travocche”

Maria Rosaria TORTELLA